Il Palazzo Baldeschi al Corso, così detto per distinguerlo dal Palazzo Baldeschi in Piazza degli Aratri (attuale Piazza Cavallotti), è, nelle forme attuali, il risultato della fusione di preesistenze che occupavano in antico l’area compresa tra corso Vannucci, via Danzetta, via Baldo, via dello Struzzo e via Baglioni.
Le sale del piano nobile, caratterizzate da una ricca decorazione ottocentesca e gli altri ambienti recentemente restaurati sono destinati all’esposizione delle collezioni d’arte della Fondazione, che comprendono fra l’altro la celebre Madonna col Bambino e due cherubini del Perugino, ad iniziative culturali e ad altre importanti mostre temporanee.
La Fondazione ha infatti acquisito l’antica dimora situata nel cuore storico della città per destinarla ad una funzione di costante promozione culturale e di stimolo alla crescita civile della comunità locale. Palazzo Baldeschi è, nelle forme attuali, il risultato della fusione di numerose e articolate preesistenze.
Tracce del nucleo medioevale sono ancora visibili in via Baldo. Qui, nel 1361, abitava il famoso giureconsulto Baldo degli Ubaldi (o Baldeschi) celebre giureconsulto, professore di diritto in molti atenei italiani tra cui Perugia, Bologna, Pisa, Firenze, Padova e Pavia. Gli eredi continuarono a incrementare il nucleo abitativo trecentesco aggiungendo altri corpi di fabbrica: il primo nel 1412, il secondo nel 1441.
Ulteriori aggiunte si ebbero nel 1480 nel 1489-96.
Il piano terra era destinato ad attività commerciali (i documenti parlano di cardatori, fornai, funari che tenevano bottega nell’area del palazzo). Qui aveva sede anche una società “ad artem et exercitium imprimendi ac scribendi”. L’eterogeneo gruppo di case iniziò ad assumere l’aspetto di un aggregato architettonicamente omogeneo, forse a partire dagli anni settanta del Cinquecento, quando, il capitano Pietro Baldeschi ottenne l’autorizzazione ad “accrescere la sua casa et fare una fabrica magnifica et honorata”, anche grazie alla generosa somma di denaro (duemila scudi in contanti) che il capitano concesse, sotto forma di mutuo non oneroso, al Comune di Perugia.
Nel 1575 l’architetto orvietano Lodovico Scalza e il muratore perugino Antonio de la Burchia ricevettero l’incarico di eseguire lavori “al fine che i siti si riducano a quella perfettione che si può”. Non sappiamo quando i lavori vennero ultimati. Certo è che a seguito di questi interventi le case dei Baldeschi, da strutture slegate e morfologicamente eterogenee, si trasformarono in un corpo di fabbrica omogeneo e con caratteristiche di palazzo. L’interno presenta decorazioni eseguite in larga parte nel XIX secolo.
Di particolare interesse è la Sala delle Muse affrescata dal tolentinese Mariano Piervittori nel 1856, anno in cui il committente, il conte Ubaldo Baldeschi, si unì in matrimonio alla contessina Tecla Balleani. Le immagini sono tenute insieme da un telaio architettonico di tipo illusionistico, chiaramente ispirato al quadraturismo secentesco. L’opulenza neobarocca della composizione è accentuata dall’inserimento di motivi ornamentali di evidente matrice “torloniana” come vasi di fiori, festoni di frutta e finti stucchi dorati.
Il palazzo era sede di una delle più importanti collezioni d’arte della città. Le antiche guide di Perugia ricordano opere di Raffaello, Velasquez e Guercino.
Tra le cose degne d’attenzione Orsini (1784) segnala “più quadri ovati con mezze figure al naturale degli Eroi e delle Eroine del Testamento Vecchio del Cerrini”; il più “lodevole” era, a suo giudizio, un “David pastore, che è ben tinto nelle carnagioni, e la sua camicia è magistralmente vergata sul gusto del Guercino”.
PALAZZO BALDESCHI OGGI
Il piano nobile è destinato alle mostre temporanee che vengono organizzate in base ad una programmazione annuale. Lo storico immobile ospita poi un nucleo di esposizioni permanenti allestite nei diversi piani.
La prima è una straordinaria raccolta di Maioliche Rinascimentali, composta da 147 manufatti provenienti da due importantissime collezioni: la Raccolta Sprovieri, di Poggio Mirteto presso Rieti, e la raccolta Frizzi Baccioni di Scarperia, presso Firenze.
La seconda è la Collezione Marabottini, una donazione composta di oltre settecento opere, tra dipinti, sculture, disegni, incisioni, miniature, cere, vetri, avori, porcellane ed arredi, compresi in prevalenza tra il XVI e il XX secolo.
Dopo accurati interventi di restauro e riqualificazione il terzo e il quarto piano ospitano la collezione storica di opere d’arte della Fondazione che, compresi i vari lasciti che hanno impreziosito la raccolta negli anni, si compone di oltre 200 pezzi tra dipinti, sculture e disegni eseguiti da artisti umbri o che, comunque, in Umbria hanno operato.
L’organizzazione degli eventi è affidata alla Fondazione CariPerugia Arte, una struttura organizzativa e di produzione-promozione creata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia nel 2014 per rafforzare l’attività già svolta negli anni nei settori dell’arte e della cultura.